Quando si diede vita al secondo Governo Conte, molti di noi ci dividemmo fra chi invocava le elezioni subito e chi sosteneva, fosse necessaria la formazione di un nuovo Governo, con l’obiettivo di arrivare all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica;
I risultati di quell’operazione si rivelarono positivi, allontanando i timori della vigilia. Calò, la tensione interna nel Paese; calò lo spread; e calò, anche la tensione esterna verso l’Europa e l’€uro.
I meriti di quell’operazione però finiscono qui….. e non sono andati oltre, perché una volta fugati i timori della vigilia, la spinta al cambiamento, si è sostanzialmente esaurita.
Vero è che quando si decise, il secondo Governo Conte, non era ancora scoppiata la pandemia del Covid19, ma quello che si pensava di fare allora non è più possibile farlo oggi.
Paradossalmente, il Virus ha distrutto molto dell’esistente, ma ha anche aperto nuove strade per ripartire; Agli inizi, abbiamo temuto il peggio, pensando di essere letteralmente travolti, poi, abbiamo scoperto, che avevamo ancora tante risorse nascoste.
Invece, della debacle, c’è stato uno scatto di orgoglio da parte di tutti! il Paese ha risposto unito e alla risposta della gente, ha fatto riscontro, anche un nuovo interesse degli altri Paesi verso di Noi; Un nuovo interesse, che ha consentito all’Italia di raggiungere risultati importanti a livello europeo, (con i Fondi Comunitari) per il sostegno finanziario alla nostra economia. Un risultato impensabile ancora pochi mesi prima. Ma proprio quando ci si preparava ad una svolta insperata, nella politica del Governo, sono riaffiorati, i mal di pancia grillini, aggravati dall’esito delle ultime consultazioni elettorali, che stanno facendo franare il terreno sotto i piedi al Movimento.
Le elezioni regionali, li hanno penalizzati più di quanto si aspettassero. Invece di fare un salutare bagno di realismo, riconoscendo di aver commesso l’ennesimo errore di presunzione, rifiutando le alleanze col PD sul territorio, provano ora a mettersi di traverso sulle questioni aperte a livello governativo, dal MES, ai Decreti sicurezza, per non accrescere ulteriormente il peso politico del loro unico alleato per necessità, ma avversario per vocazione.
E, come se non bastassero, le riserve finora espresse, si è aggiunto da ultimo, l’appello di Alejandro DiBa, a non fare alleanze organiche col PD, per non fare la fine dell’UDEUR.
A questo punto, s’impone un riflessione approfondita su questo quadro politico, che si è rivelato utile per arrestare lo smottamento del sistema, ma nello stesso tempo incapace, (finora), di concorrere alla ricostruzione ed allo sviluppo del nuovo.
Per la fase che si apre ora, con i grandi problemi della Ricostruzione dell’economia e della Riorganizzazione della Società, occorre uscire dalle strettoie tracciate dalla Lega e dai 5 Stelle e ripensare all’adeguatezza del principale partito del Paese, il Partito Democratico, che ha cambiato lentamente, nel tempo, la propria natura, la propria fisionomia e la propria forza elettorale.Le difficoltà degli altri, non possono né coprire, né giustificare le insufficienze del PD.
Dai tempi del Lingotto, quando, con Veltroni, si tentò l’operazione di fusione delle due anime della democrazia repubblicana:quella cattolica progressista della DC, e quella socialcomunista del PSI e del PCI, il PD non è mai decollato, e non mai diventato il Partito Guida della nazione.
Quello che si è verificato, è stato l’esatto contrario: un progressivo impoverimento dell’idea e della struttura del Partito. Scomparsa la DC, il PCI il PSI, sono fiorite le Margherite, l’Ulivo, sono comparsi i Berlusconi, i Meloni, i Salvini, e poi l’ITALIA, con Forza Italia, Fratelli d’Italia, Italia Viva. Ed ora si preparano i Governatori delle Regioni, che non vogliono più candidarsi in rappresentanza di un Partito, ma vogliono essere i PRESCELTI, investiti dal consenso popolare e sorretti da liste occasionali provenienti dagli ambienti più disparati della società civile.
Nascono così i Bonaccini, i Giani, e i De Luca, che solo formalmente rappresentano il proprio Partito, in realtà rappresentano solo loro stessi. Inutile dire, che così facendo non si fanno largo le idee delle persone, ma si fanno largo le persone a prescindere dalle idee. Cosa fare? Sarebbe un errore, pensare di raccogliere l’eredità dei 5 stelle, aspettando che i consensi elettorali cadranno come petali dai rami; In questo scorcio di legislatura, il Governo dovrà misurarsi coi progetti da presentare in Europa, per la ricostruzione del Paese;
Nello stesso tempo, il PD, dovrà superare i suoi limiti, superando le divisioni e le fratture del passato. Impresa improba, ma tutta la galassia che ruota intorno al PD, soprattutto quella che è uscita dalla cerchia dell’ufficialità, dovrà rimettersi in gioco e tentare l’operazione di ricostruire il Partito, per Ricostruire il Paese.
~~Pino Campidoglio