Non è necessario essere una “Mente brillante”, per immaginare cosa fare, all’uscita dalla crisi del Covid-19. Quando l’Italia uscì dalla Guerra, e si trovò alle prese con la ricostruzione morale e materiale del Paese, riunì tutte le forze in campo (diversissime tra loro) e diede vita ad un Governo di Unità nazionale. Il tempo di mettere al bando il Fascismo; ripudiare la Monarchia; fondare la Repubblica; dare il voto alle donne, eleggere l’Assemblea Costituente e varare la Carta Costituzionale; e, subito dopo, si divise. Prima si unirono, poi si divisero!
Quella scelta fu dolorosa, ma necessaria.
Ci si rese subito conto che quell’unità, sarebbe stata un serio ostacolo per le scelte del dopo, a cominciare dalla “scelta di campo” nello scacchiere internazionale.
E, non è un caso, che alla base della rottura di allora, ci fu la decisione americana di finanziare buona parte della ripresa economica del Paese. L’Italia, infatti, si divise, al ritorno di De Gasperi dall’America, dove, il Presidente, si recò a chiedere l’aiuto economico per la Ricostruzione del Paese. Come De Gasperi ieri, Conte, oggi, va in Europa, a chiedere il sostegno economico per la ripresa del Paese; E se De Gasperi fornì, come contropartita, l’adesione del’Italia al Patto Atlantico; Conte, dovrà fornire garanzie sulla destinazione dei fondi, come gli viene chiesto, per evitare che il debito pubblico dell’Italia, ormai fuori controllo, trascini con se anche gli altri Stati dell’Unione.
La situazione, di oggi, dunque, presenta molte analogie con quella di ieri: La crisi, i Prestiti internazionali, la necessità di tenere unito il Paese……
Ma, mentre ieri, le forze politiche si divisero quando arrivarono i fondi americani per la ricostruzione, oggi, si pensa di fare il contrario, unendosi (maggioranza ed opposizione) quando arriveranno i Fondi europei per il il rilancio dell’economia.
Paradossalmente, l’arrivo dei dollari provocò la rottura dell’unità delle forze politiche, mentre, ora, l’arrivo degli €uro dovrebbe provocare la saldatura fra Maggioranza ed Opposizione.
Perché, unirsi per gestire le risorse? la risposta, è che lo scenario della crisi oggi, non è quello di allora;
Sono molte le diversità, che giustificherebbero l’ammucchiata in un Governo di Unità nazionale:
- La prima diversità è che Conte non è De Gasperi!
De Gasperi era a capo di un Partito che lo sosteneva e lo seguiva; Conte NO!
- La seconda diversità, è che la DC , era un partito un pò diverso dai 5 Stelle; aveva alle spalle una storia e rappresentava la componente cattolica della società italiana.
I 5 Stelle, sono nati come un Movimento di protesta, ma non hanno una storia, e non è detto che abbiano un futuro.
In realtà queste diversità avrebbero richiesto un Governo di Unità, quando siamo entrati nella crisi sanitaria, non ora che ne siamo usciti…..
Questo Governo, che è nato per uno stato di necessità, dovuto alla crisi improvvisa del precedente Governo Lega- 5 Stelle, si è rivelato capace di fronteggiare una crisi profonda che avrebbe travolto esecutivi ben più solidi e capaci.
Paradossalmente, però, è stata proprio la crisi sanitaria, a tenerlo in piedi.
La crisi, infatti, ha blindato la compagine governativa, imponendo una sorta di accantonamento delle polemiche sui problemi quotidiani, per fronteggiare il pericolo incombente della Pandemia che esponeva tutto il Paese al rischio del disastro. Malgrado diversi mal di pancia, le forze della Maggioranza, ancorché divise e diffidenti, hanno retto alla prova, rimanendo unite e compatte.
Nonostante le incertezze e gli errori, che pure sono stati commessi, il Governo ed il Presidente del Consiglio, sono riusciti, non solo a portare il Paese fuori dalla crisi sanitaria, ma sono riusciti ad
impegnarsi, e vincere, una battaglia importantissima, quella dei Bond europei (Recovery Fund), che segnano una svolta senza precedenti nella politica Europea.
Basterebbe questo risultato a rilanciare l’azione politica di questo Esecutivo, nella delicatissima fase che si apre ora, all’uscita dalla Pandemia. Con il graduale ritorno alla normalità, però, si riduce anche lo stato di necessità, che ha blindato finora il Governo, e il rischio, per la tenuta del Governo, torna a salire.
La strada per farvi fronte, però, non può essere l’ipotizzato allargamento della Maggioranza alle forze di Opposizione; Ciò che si deve fare non è “allargare ma compattare” l’attuale Maggioranza, la stessa che ha consentito finora di portare il Paese fuori dalla Pandemia.
Sarebbe assurdo costituire un Governo di tutti per gestire le risorse in arrivo.
Perché l’unica condizione posta dall’Europa, per erogare i Prestiti, è conoscere prima il Programma degli interventi che il Governo italiano deciderà di realizzare.
Ed è proprio il Programma che porta ad escludere la formazione di un Governo di tutti!
Un Governo unitario si formerebbe, infatti, come si formò il Primo Governo Conte a trazione leghista con la riedizione dell’infausto Contratto di Governo, riempito con le rivendicazioni dei singoli partiti, senza alcuna coerenza interna: una sorta di Arca di Noè, su cui salgono tutti, ognuno con una destinazione, diversa.
La Lega, che guarda alla Russia ed ai Paesi dell’Est; mentre rimane ostile all’€uro e all’Europa; che chiede la Riduzione delle tasse ed un accrescimento sconsiderato delle uscite; che chiede maggiore autonomia alle regioni, per un disegno separatista mai abbandonato e mai cancellato dal suo statuto; etc…;
I F.d.I, della Meloni, che crescono sull’onda un ritorno al fascismo che investe silenziosamente anche tanti altri Paesi europei e non solo.
E Forza Italia, ancorata alla sua visione di una democrazia aziendale per il futuro dell’Italia.
Quale Progetto comune, sarebbe possibile con queste forze?
Conte, non può mediare su tutto e con tutti. Chi Governa, sceglie e se ne assume la responsabilità. Cosa sarebbe, una coalizione ancora più estesa ed ancora più disomogenea, di quella che oggi sostiene l’azione del Governo?
Oggi, Conte ha tutte le carte in regola per elaborare un Progetto di rilancio dell’economia, e fa bene a predisporlo consultando tutti, ma dovrà decidere con la sua Maggioranza, “cosa fare e dove andare”;
Se questo non gli sarà consentito, perché chi lo contrasta si annida proprio all’interno della Maggioranza (Italia Viva e tanti 5 Stelle,), allora dovrà farli venire allo scoperto, costringendoli a scegliere, come ebbe a fare quando aprì la crisi con la Lega.
Non ci sono altre alternative, ogni altra ipotesi, come quella di sostituire pezzi “della maggioranza riottosa” con pezzi “dell’opposizione responsabile”, toglierebbe dignità e prospettiva al futuro del Paese. L’Italia è ad un bivio:
o esce in avanti, con una maggioranza più forte e coesa, o rinuncia a tentare, ripiegando su stessa in una spirale di falsi traguardi e cocenti delusioni.
In questa ottica, l’iniziativa di affidare ad una Task Force di esperti, guidata da Vittorio Colao, la stesura di un Programma, appare del tutto condivisibile, malgrado le solite lamentele degli esclusi. Sia chiaro però, che se la Bozza di Programma, circolata in questi giorni, riassume la sostanza della proposta, diciamo subito che siamo lontani dal cuore dei problemi.
Il documento Colao, parte dai limiti strutturali dell’economia italiana ( nanismo delle imprese – elevato Debito Pubblico – bassa crescita produttiva-elevato risparmio privato- elevata esposizione bancaria- elevata spesa Pubblica Amministrazione) per arrivare a proporre tre linee di intervento:
- Misure per le Imprese;
- Misure per la Crescita;
- Sostegno dell’economia con un Fondo per lo Sviluppo e gestione delle crisi.
Tutte le misure previste si richiamano alla stessa filosofia di quelle proposte dai virologi al Governo per contenere gli effetti della crisi (Chiusura in casa- Mascherine- distanza e sanificazione dei locali). Misure, cioè di contenimento degli effettidel Virus, in attesa di stroncarlo con l’arrivo del vaccino.
Il Documento Colao, fa lo stesso. Propone di:
- patrimonializzare le imprese, perché affette da nanismo aziendale, incentivando gli aumenti di capitale, con consistenti deduzioni fiscali; a cui aggiungere una sanatoria (che lui, come Salvini, chiama Pace fiscale) per una durata di almeno tre anni.
- agevolare la crescita delle aziendale facendo leva sui 3 parametri europei: dipendenti, attivo e fatturato.
- sostenere l’economia attraverso la creazione di un Fondo per lo sviluppo (gestito da Cdp) alimentato da immobili, partecipazioni in società quotate e titoli di Stato, con possibilità di attingere a parte delle riserve auree di Bankitalia.
- evitare la paralisi dei Tribunali che saranno sommersi da 300 mila ricorsi alla legge fallimentare, ricorrendo alla procedura arbitrale (una terna di esperti nominati dal Tribunale su indicazione dei creditori ed, eventualmente, anche dell’imprenditore che avranno pieni poteri per chiudere la procedura e quindi effettuare la cessione, fusione o liquidazione dell’impresa.
Tutte misure di contenimento degli effetti della crisi; Nulla che intervenga sulle cause.
Un Programma per la restante durata della Legislatura deve affrontare, invece, i nodi cruciali della mancata crescita dell’economia italiana, in tempi di normalità.
Fra le cause che pesano negativamente ci sono:
- Il superamento della Frattura sociale e territoriale del Paese (La Questione meridionale)
- Il riassetto istituzionale delle Autonomie locali (Regioni-Province-Comuni-Aree Metrop.)
- Lo snellimento della Burocrazia
- La Riforma della Magistratura e dei Codici legislativi
- L’eradicazione dell’Evasione fiscale
- La lotta alla Malavita organizzata
- Il sistema formativo e il Mercato del lavoro
- Il Sistema sanitario
Un Progetto di ammodernamento del Paese, richiede qualcosa di più di un documento tampone, come quello di Colao. Non si può sprecare questa occasione, evitando di affrontare i problemi di fondo della società italiana. La convocazione degli Stati Generali, annunciata dal Presidente non può avere come traccia di discussione la sola bozza Colao; deve andare oltre, investendo i grandi temi delle Riforme per l’ammodernamento del Paese. Ma per incamminarsi su questa strada, occorre impegnare le migliori energie della Politica; a questo proposito, potrebbe essere utile il lavoro svolto in passato dalla Commissione dei 10 Saggi di Napolitano che dopo un settennio si presenta ancora attuale (visto che nulla è stato fatto in passato). In più, in quella Commissione figurano anche autorevoli nomi delle opposizioni (Giorgetti per tutti) che a questo punto sarebbero concretamente coinvolte anche nella definizione del Programma. È una scommessa, però, su cui vale la pena puntare per ripartire, recuperando lo spirito e la concretezza della fase costituente, da cui è partita la Costituzione e la Ricostruzione del Paese.
~~Pino Campidoglio